Mese: Ottobre 2017
DEMI – DEMI
Si dice a Milano di chi va in giro a parlar male del prossimo, a criticare le opinioni altrui, a far previsioni catastrofiche sulle iniziative di Tizio e Caio; e tutto questo con lo sfacciato e palese desiderio di esasperare le persone vittime della sua maldicenze. Le quali, alla fine, gli chiuderanno la bocca a sberle. Questo detto si usa anche verso qualcuno che rischia sempre e, per il calcolo delle probabilità, non potrà sempre andargli bene: arriverà poi la volta che dovrà pagare il conto e quindi sarà colui che «…EL CANTAVA EL DEMI-DEMI» “datemele – datemele”.
EL TENGA
Vi sarà certo capitato, a qualche fiera di paese, di vedere questo personaggio intento ad offrire, alla gente accorsa per la sagra, le immaginette del Santo Patrono festeggiato, dicendo: «Tenga!… tenga!…». E fa affari, perché chi va a simili manifestazioni ha già in animo di spendere un po’ di soldi per le candeline del Santo, per la pesca di beneficenza, per la colletta pro restauro della cappella, e non rifiuterà certo uno o due euro per il Santino offertogli dal TENGA. Dunque «EL TENGA» è il nuovo nome di un mestiere non nuovo.
FOLCETTEE
«L’HA FAA I FOLCITT», ha fatto i trucchi. Così si dice in tutta la Lombardia, quando qualcuno giocando a carte bara, sostituendo una carta con l’altra. È proprio il fatto di sostituire le carte che è colto da questa espressione. Infatti “folcitt” viene dalla parola latina “fulcimenta”, che erano i pezzi di ricambio delle celebri armature fabbricate in Milano e nel Bresciano fin dal tempo di Roma. Con questo sotterfugio dei pezzi di ricambio una corazza era sempre efficiente, come oggi accade per le automobili. E anche allora c’era il mercato dell’usato, con corazze di seconda mano, piene di buchi rattoppati.
GANIVÈLL
L’espressione viene al milanese dai longobardi, i quali per dire mariuolo dicevano “gannev”. Nel milanese di oggi è il giovanottello un po’ sbruffone, tipo periferia, che fa il galletto con le donne, ha l’auto sportiva, fa il BAUSCIA con i più deboli.
ANDEGHEE
Ha il significato di robivecchio o persona antiquata. Da “ande gar” voce celtica che significa “siepe di biancospino” che in latino è detto “andegavium”.
A Milano nella zona dell’attuale via Andegari, c’era parte della cinta difensiva della città celtica formata anche da alberi di biancospino, che presentano grosse spine. Nella via si stabilì una famiglia tedesca di nome Undegardi, inoltre li c’erano le botteghe dei robivecchi. Gli abitanti di via Andegari avevano formato, verso la metà del XIX secolo, un circolo nella stessa via: erano tutti benestanti e restii alle novità, tant’è che si vestivano ancora come nel ‘700 ed è per questo motivo che i giovani li chiamavano “andeghee” prendendo il nome dalla via.
BALABIOTT
Vess on balabiott, secondo un dizionario della libreria Meravigli, vuol dire essere un ballanudo, una persona poco affidabile e senza carattere, ma nella storia della parola c’è qualcosa d’altro: i balabiott erano i ballerini nudi che animavano le feste di Villa Simonetta a Milano, gioiello del Quattrocento in via Stilicone, proprietà di illustri famiglie prima di finire al Comune. All’epoca del conte Scheibler, i balli nudi crearono grande scandalo e la villa fu chiamata de i balabiott.
CIULANDARI
In lingua laghée è un termine spregiativo dai diversi significati, indica chi, in un modo o nell’altro, è considerato un poco di buono, un perditempo, un balengo, uno di cui non fidarsi.