Natale 1983
Natale 2017
Natale 1983
Natale 2017
Nel volume “IL COMUNE DI MONTE OLIMPINO 1818 – 1884” scritto da Primo Porta, da pag. 51 in avanti, potete apprendere di una epidemia di colera sviluppatasi in Francia nel 1884 e poi diffusasi anche nella nostra provincia. Per cercare di contrastare l’epidemia, il Prefetto di Como dava ordine a tutte le dogane di controllare a fondo le persone e le merci provenienti da oltre Gottardo, e, ove si ritennesse opportuno, di sottoporle a “quarantena”. Per consentire il rispetto delle disposizioni, venne costruito a Quarcino un lazzaretto, ospitato nel grande edificio di proprietà dei Conti Reina. In un fascicolo stampato nell’agosto 1884, si da una descrizione del luogo e della vita che li si svolgeva.
Forse non fu mai, come si volle, il terribile castello dal quale uscivano i temuti e gagliardi guerrieri o i comandi capricciosi del fiero e prepotente signore, a spargere nella borgata lo spavento e l’angoscia.
Nelle ampie sale, nell’atrio spazioso, nei vasti giardini, non s’aggirò forse mai altri che la schiera gioconda di belle dame e di nobili cavalieri, radunati per intrecciare alla loro vita i fiori pomposi della gajezza e del piacere.
Quarcino, dunque, pare sia stato una villeggiatura, restaurata nel seicento; prediletta dai suoi signori e abbandonata poi, certo per un’altra più bella, come accade d’ogni cosa nel mondo.
Essa sorge su un’altura, a cavaliere del confine italo-svizzero. Dalle finestre mal chiuse da rade e cadenti persiane occhio si perde nel verde d’una grande e popolata valle che scende dolce dolce fino al lago di Como. Dietro, la corona di colli e di monti; sotto, la massa variopinta delle case di Chiasso; sopra, un cielo largo, azzurro, che invita ad ammirarlo.
E’ di questo castello diroccato, che dell’antico lusso non aveva più che una specchiera e dei seggioloni tarlati, che poche volonterose e intelligenti persone seppero fare un luogo abitabile e dargli quella tinta che può ricordare l’antica villeggiatura.
Gli ospiti, veramente, non sono invitati dal magnifico signore, ma costretti al soggiorno da quel truce prepotente che è il colera.
Eppure non hanno l’aria di subire una rigorosa cattività; segregati dal mondo, messi là tra il verde e l’azzurro, confortati da tante comodità, non pensano al misterioso persecutore; da gente pratica, procurano di godere… come facevano le belle dame e i nobili cavalieri d’un tempo.
Cantano, ridono, giocano, passeggiano, stringono amicizie, si fanno confidenze; questo per lo spirito. Il corpo riposa su buoni letti e si ristora all’ ottima tavola, sotto cui non sta il tradimento di un conto dalle cifre inaspettate.
Gli operai sono attendati, sembrano un popolo nomade sbattuto fra la civiltà da un soffio arcano. Sotto la tenda si lavora, si curano i bimbi, si pensa alla casa stabile e si spera.
Il cortese ispettore avvocato Carlo Ballarati, è infaticabile nella sorveglianza diligente e minuta di tutto ciò che può rammentare il feudo e offuscare il lazzaretto.
Lazzaretto che non dà molto a pensare al dottor Lorenzo Cazzaniga, il quale, come medico-direttore, per impiegare la sua attività, è generoso di premure… ai sani, proprio come negli stabilimenti balneari.
Il signor Giovanni Minola, un laureando del sesto anno, è incaricato della parte più gentile: incensare e profumare… con quegli incensi e profumi che tutti sanno.
L’ingegnere Eugenio Zannotti ha, in pochi giorni, rimesso a nuovo il castello, costruiti i bagni caldi e freddi, stabilita la lavanderia a vapore; ora ha pensato di mettere un gran velario al disopra delle tende, perchè le piogge e i venti non rechino danno ai quarantenanti di terza classe.
Abbiamo finito? No: l’ordine, la moralità, la sicurezza regnano sull’altura di Quarcino come… e meglio che in qualunque antico stato.
Le stanze per le signore sono lontane da quelle per gli uomini; di comune non c’è che la sala da pranzo. C’è un appartamento separato per le… peccatrici patentate e un carcere pei detenuti.
Addio, rumoroso e gaio Quarcino, ove la bionda miss, per sognare vegliando, e il taciturno tedesco, per sorbire pensando la gran tazza di birra, non hanno che un solo cantuccio: la deserta farmacia. Nessuna delle tre o quattrocento persone che entrarono ed uscirono finora da Quarcino, ha mai avuto bisogno del ristoro chiuso nei brillanti alberelli, nei bianchi vasetti del farmacista.
Addio Quarcino! Lazzaretto di nome, villeggiatura per fatti.
(scansione ed elaborazione da EMPORIO PITTORESCO dell’ agosto 1884 a cura di Franco Romanò)
Gèmmea l’aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l’odorino amaro
senti nel cuore…
Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.
Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. E’ l’estate
fredda, dei morti.