ANDAA’ DE SFRUUS…(la fin)

Il boom economico degli anni ‘50 e ‘60 segnò la fine dell’epoca romantica del contrabbando e dello spallone, soppiantati dalla tecnologia e da sistemi di commercio illegale meno romantici, che non lasciano spazio ad una figura nata dal bisogno e dalla fame.
Non più riso, tabacco, caffè o orologi, ma droga, uranio, soldi, immigrati clandestini, come dimostrato dal triste fenomeno dei passatori. Le organizzazioni che lo curano non hanno nulla a che fare con le vecchie combriccole di paesani. Semplicemente schiacciando un tasto di invio di un computer, si possono contrabbandare più soldi che durante l’intero periodo d’oro del contrabbando lariano. Il progresso economico e sociale delle popolazioni ticinesi e dell’Alto Lago, poi, ha fatto il resto, eliminando quelle sacche di povertà che fino al dopoguerra servivano da serbatoio per le organizzazioni di contrabbandieri. La gente si è imborghesita: chi mai, oggi, se la sentirebbe di arrampicarsi sui sentieri ripidi che costeggiano il Sasso Gordona, portando sulla schiena trenta o quaranta chili di zucchero, sigarette, caffè e sfidando i proiettili e le trappole delle guardie di finanza?
Una figura di spicco di questo nuovo tipo di “sfrusadur”, è Augusto Arcellaschi, indicato come il nuovo boss del contrabbando di sigarette. Soprannominato “Il Rosso di Albiolo” per la sua capigliatura, o anche “Il macelarin” per i suoi trascorsi professionali, da tempo viene indicato in un fascicolo della Guardia di Finanza di Milano fra i sette capi del contrabbando internazionale. Da sempre uno scalino sotto Gerardo Cuomo, ora potrebbe aver preso il suo posto.
In paese è da moltissimi anni che non ci mette piede, ma tutti lo ricordano, sanno chi è. Nato a Como il 1° agosto del ’44 aveva preso residenza nell’Olgiatese non lontano da valico di Bizzarone, punto davvero strategico per i suo malaffari.
Negli Anni ’70 era già un pezzo da novanta del settore. A metà del decennio successivo conquistò grande fama per essere finito in galera nell’ambito della clamorosa inchiesta che riguardava lo scandalo della dogana di Chiasso e che aveva travolto alcuni funzionari in odor di corruzione che, in cambio di cospicue fette di milioni, chiudevano entrambi gli occhi e lasciavano transitare da Brogeda, tra il 1979 e il 1981, 160 tir carichi di “bionde”.
Un altro episodio risale al maggio del ’93 quando ad Albate cercò di recuperare un carico di sigarette che qualcuno aveva rubato alla sua, già allora, potente organizzazione malavitosa. Si era mosso personalmente, se non altro per far capire a tutti chi stava nella sala dei bottoni. Non ebbe molta fortuna in quell’occasione: nel luogo dove si erano incontrati i vari malavitosi erano arrivate anche le Fiamme Gialle e lui per fuggire aveva scavalcato una recinzione metallica. Durante il “salto”, però, venne tradito dalla sua fede matrimoniale rimasta impigliata nella rete. Arcellaschi ci lasciò un dito. Per nulla preoccupato lasciò il dito appeso alla recinzione e, seppur sanguinante, proseguì la sua fuga riuscendo ad entrare, grazie ai suoi uomini, in Svizzera da Rancate, nonostante anche la frattura ad una gamba riportata nello stesso “salto”… In quell’occasione si beccò una denuncia a piede libero con l’accusa di aver contrabbandato in tre mesi “soltanto” 60 tonnellate di sigarette. Accuse dalle quali venne prosciolto per una momentanea depenalizzazione del reato di contrabbando.
Mica finita: pochi mesi dopo, nel novembre del ’93, Augusto Arcellaschi venne arrestato dalla Polizia Cantonale del Ticino con l’accusa di aver corrotto l’allora Numero Due della Polizia di Chiasso, Leonardo Ortelli. Ma già ad inizio di quell’anno il “Rosso” di Albiolo era stato indagato per la misteriosa scomparsa di un camionista di Uggiate Trevano. Quel mistero non è mai stato chiarito. Di certo lo scomparso, che, secondo quanto era emerso dalle indagini, avrebbe effettuato parecchi trasporti illegali per conto del “Rosso”, quel giorno avrebbe dovuto incontrare proprio Arcellaschi, che alla fine venne arrestato in nel 2004 in Slovenia, per vari provvedimenti restrittivi delle autorità giudiziarie italiane, e sta scontando, credo ai domiciliari nella splendida villa Zust di Rancate, quello che gli rimane delle pene detentive.
Se n’è andato il 16 febbraio 2024 a Bizzarone, dove da qualche settimana era tornato, consapevole del conto alla rovescia dettato da un male incurabile.

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