Mese: Aprile 2015

LA SAGRA DE QUARZIN

Den-den, Den-den, Den-den,

Campanela benedeta
set mai stufa da sunà?
La tua gent in la geseta
l’è già denter a pregà.

L’altarin ben infiuraa
de mughitt e margheritt
tutt in gir l’è illuminaa
d’i fiamell de cent lumitt.

Se deseda ul campanin
per la sagra de Quarzin
el se sfoga tutt i ann
per fagh festa ai pajsan.

I regiüü dopu la Messa
se la cüntan sul sagraa;
la massera la g’ha pressa
de na a cà e mett sù ‘l stuvaa.

Sota i tecc di pajsan,
che fan part del vecc Castell,
gh’è la pas insema al pan
e ‘n buccaa de bun vinell.

La campagna sota i ragg
del prim soo del mes de magg,
col so verd e i so bei fiur
l’è una festa de culur.

Dopu ‘l Vespru, un furmighee:
gent che vegn a good ul bell
den pei praa e pei sentee,
gent che canta in del Crutell.

Riva lì i Musicant,
taccan subit a sonaa…
sota i frasch dela cassina
i bagai in dree a balaa.

La giurnada la va in finn,
vegn la sira in sul Castell
e la sagra de Quarzin
la finiss al ciar di stell.

PINO MARZORATI da Maslianico “Marzopino”

25 APRILE 1945 – MONTE OLIMPINO

Il 25 aprile 1945 al valico di Chiasso si ebbe la chiara sensazione di un’imminente partenza dei presidiatori tedeschi. La città era stata consegnata al Comitato di Liberazione e Milano era già stata occupata dai Partigiani.
Nella mattinata del 26 aprile 1945 anche tutti gli edifici statali della Regia Dogana internazionale alla stazione di Chiasso vennero occupati da funzionari badogliani, dipendenti della legazione italiana di Berna. Il trapasso delle consegne venne legalizzato dal Console d’Italia a Lugano, il quale già a Chiasso la mattina presto, si era messo in contatto con le autorità svizzere, informandole della legalizzazione e della regolarizzazione del trapasso a cui intendeva sovraintendere.
Quando ormai si credeva tutto sistemato, ecco che inaspettatamente nel tardo pomeriggio del 27 aprile 1945 giunse a Pontechiasso una colonna di militari tedeschi armati di tutto punto con l’intenzione di passare in Svizzera. Nel frattempo altri militari tedeschi (ufficiali delle SS e militi della marina) si erano aggiunti, portando così a trecento il numero di chi cercava di entrare, anche con la forza. Le  Autorità svizzere avevano vietato l’entrata e le autorità militari avevano preso tutte le misure atte a far rispettare la decisione del Consiglio federale.
Verso la mezzanotte ebbe luogo una sparatoria fra gruppi di Tedeschi e Partigiani che li attaccavano. Alla una di notte a Monte Olimpino si udirono suonare le campane a festa e dalla regione di Como lo sparo a salve dei cannoni, che annunciavano l’arrivo delle avanguardie americane a Como. Il Comando militare svizzero intensificò le misure protettive e alle due di notte diede l’ordine di evacuare completamente la popolazione civile da tutta la zona compresa fra la dogana svizzera fin quasi all’altezza di Piazza Indipendenza. Frattanto piccoli gruppi di Tedeschi erano riusciti ad entrare in Svizzera dalla regione boschiva e chiedevano di potersi consegnare.
I Tedeschi al valico non intendevano consegnare le armi, né ai Partigiani, né agli Americani. Chiedevano di essere accettati in Svizzera ma il permesso non veniva concesso dalle autorità. Alle prime ore del 28 aprile 1945 giungeva a Chiasso il Col. Mario Martinoni, Comandante del reggimento fanteria ticinese 32, il quale si mise in comunicazione con Berna, ma il Consiglio federale si manteneva sulla decisione del blocco alla frontiera nei confronti di qualsiasi militare. Il Col. Martinoni, unitamente al Capitano Regli e al capo della Questura italiana, si recò quindi a Como a parlamentare con il Comando americano della Divisione blindata, giunta nella notte, e stazionato all’albergo Metropole Suisse. Venne deciso che una pattuglia americana sarebbe stata inviata a Pontechiasso a prendere in consegna i Tedeschi preventivamente disarmati dall’intervento del Col. Martinoni presso il Comando tedesco. La pattuglia americana avrebbe atteso a Monte Olimpino finché i Tedeschi non avessero deposto le armi. E così avvenne, grazie all’opera di convincimento del Col. Martinoni. Il carico di esplosivi con gli autocarri con più di 12 tonnellate di esplosivo e munizioni entrò in Svizzera e venne convogliato all’interno del Paese. Giunsero quindi una trentina di Americani comandati da un maggiore, che caricò le armi deposte e i tedeschi seguirono la autoblinde in direzione di Como.

Un mezzo corazzato degli alleati scorta i soldati tedeschi verso Como. Gli abitanti di Ponte Chiasso osservano. E’ il 28 aprile 1945
(Foto di Christian Schiefer).

Luca 24, 1-8 secondo Orazio Sala

Dumeniga matina, de bunura,
i donn vann al sepolcro cuj ünguent
c’ànn preparaa par la sepultura
ma quand che rivan là, trovan pü nient:

un sassun gross che gh’era lì a l’ingress,
chissà cumè, a l’era staa spustaa
e ‘l corp del nost Signuur, anca Lüü stess
al gh’era pü, cumè ‘l füdess scapaa.

E intant che luur in lì e ‘l sann nò se fà
ga sa presenta du figüür splendent
che tacan ditu e fatu a ciciarà
e i donn sbassan ul cò. Ma stann atent.

“Nel sitt di moort a vègnuf chì a cercà
vun che l’è viiv? A l’è giamò pü chi!
Ul Fioo de l’Omm al resuscitarà-
questa l’ha dii Luu- e subit, al terz dì!!!

Quand l’era in Galilea, va l’à dii!!”
Sti donn a toan sü e cùran via
e intant ga vegn in ment da ‘vè sentii
quand Lüü l’aveva faa ‘sta prufezia.