Se siete appassionati di montagna, dovete sapere che Google ha incaricato i suoi operatori di arricchire le immagini di Google Maps con le immagini delle montagne più alte del mondo.
Tra le vette fotografate l’Everest, sulla catena dell’Himalaya; il Kilimanjaro, in Africa; il Monte Elbrus, in Russia; e l’Aconcagua, nelle Ande argentine. Queste montagne appartengono al gruppo di cime conosciute come le Seven Summits, le montagne più alte dei sette continenti.
Grazie a Google Maps ora potrete godere del panorama di queste vette, senza correre alcun rischio. E’ possibile così percorrere virtualmente i sentieri delle vette più alte del mondo. Il progetto di Google è stato coordinato da Dan Fredinburg, programmatore e appassionato di alpinismo.
Google usa diversi dispositivi per scattare le immagini di Google Maps: carretti, tricicli e gatti delle nevi. Ma in questo caso, il metodo “tradizionale” non era possibile e Fredinburg ha semplicemente scelto una macchina fotografica digitale e un obiettivo fisheye. Le mappe dedicate alle principali vette del mondo sono state raccolte sul
blog ufficiale di Google.
Mese: Marzo 2013
CHE BELLEZZA, una app del Politecnico ci salverà. Se uno ci crede, beato lui.
Le strade sono piene di buche ma niente paura, perché presto succederà qualcosa di bello.
Cioè che saranno finalmente chiuse? Ma no, non è questa la bella notizia, la notizia del giorno è che se ci infilate dentro un piede potrete aprire un’apposita app per scaricarci dentro la vostra rabbia e la richiesta di chiuderla subito.
Cosa succederà dopo, sarà tutto da vedere.
Intanto bisogna spiegarlo a tutti, perché mica tutti sono tenuti a sapere cos’è una app ed ad avere il telefonino adatto. Dubito che l’anziana signora sostenuta dalla pensione minima sia dotata di smartphone. Ma ipotizziamo pure che la copertura di mezzi sia totale. Cosa accadrà appena sarà dato il via libera alle segnalazioni?
ACCADRÀ che queste saranno una valanga perché sono una valanga le buche e gli intoppi vari.
A questo punto ne conseguirà una valanga di immediati interventi correttivi? Forse qualche assessore ottimista penserà di sì, io penso di no. Per un semplicissimo motivo. Se si volessero chiudere tutte le buche già conosciute si potrebbe fare già ora. Se i competenti uffici non lo sanno già che certe strade sono una gruviera allora, mi chiedo, cosa ci stanno a fare? Intanto potrebbero provvedere su ciò che non possono non sapere, anche perché segnalato ripetutamente dalla gente e sui giornali. Se non lo sanno significa che non vogliono saperlo. Se davvero qualche assessore crede che per sistemare al volo strade e marciapiedi basti una app mi cadono le braccia. Non credo che sindaco e assessori non vedano ogni giorno il cattivo stato delle strade e dei marciapiedi, sennò significa che camminano con la testa fra le nuvole. Temo invece che lanciare una app sia un sistema buono per far qualche titolo sui giornali, darsi un tono di modernismo tecnologico e poco più. Quando si vuole prendere tempo davanti ad un problema, in Italia si istituisce una commissione d’inchiesta. Adesso ci sono le app: approfittiamone.
Vi è mai sembrato, mangiando una colomba di Pasqua, che vi fosse una strana somiglianza con l’impasto del panettone? Sicuramente chi non ama l’uva passa e i canditi ha avuto un déjà vu natalizio. La spiegazione è quanto mai logica.
Malgrado spesso i dolci delle festività abbiano una storia secolare e magica, la colomba non l’ha. È stato semplicemente un colpo di genio di una delle più grandi aziende italiane produttrici di dolci, la Motta.
Negli anni ’30, tra guerre, crisi e boom economici, qualcuno pensò che era un peccato, nonché uno spreco, sfruttare gli avanguardistici macchinari per la produzione del panettone solo una volta all’anno.
Scelsero di lanciare sul mercato un prodotto simile che si potesse commercializzare in un altro periodo. Nessuna festa poteva essere più degna della Pasqua.
La ricetta dell’impasto era ormai consolidata ma vennero aggiunti dei dettagli per impreziosirla: mandorle, nocciole e fiocchi di zucchero. La vera carta vincente fu la forma.
La colomba nella cristianità è simbolo di pace e salvezza, nella Bibbia funge da portavoce di Dio e comunica a Noè la riconciliazione e la fine del diluvio universale.
Lanciata sul mercato come dolce primaverile, i consumatori riconobbero in fretta la simbologia e la collegarono con la Pasqua e la Resurrezione.
Ebbe così tanto successo che oggi se ne vendono decine di milioni l’anno e, sulla falsa riga di «non è Natale senza panettone», per molte famiglie non è Pasqua senza la colomba.
Elisa Pedrazzini
Nell’epoca dei cardinali che cinguettano, chattano e usano i tablet e con lo spettro del VatiLeaks ancora presente, per questo conclave che eleggerà il 266° Pontefice la sicurezza sarà massima. Non ci sarà alcuna fuga di notizie; radio, telefoni e altri strumenti saranno schermati: la gendarmeria vaticana guidata da Domenico Giani si è affidata a una tecnologia usata in campo militare, ma anche nei cinema e nei teatri.
Nella Cappella Sistina e al residence Santa Marta (l’albergo dove i cardinali si chiuderanno in clausura) sono già stati installati i jammer, degli abbattitori di frequenze per reti Gsm che impediranno l’utilizzo di telefoni cellulari e altri strumenti : queste scatolette nere inviano onde di disturbo creando interferenze.
Sono chiamati anche abbattitori proprio perché di fatto annullano ogni segnale (e sul proprio telefono le uniche chiamate che i cardinali potranno fare saranno solo quelle di emergenza). Grazie a questa tecnologia nessun segnale potrà entrare o uscire dal luogo del conclave, nemmeno quelli di eventuali microspie che trasmettono con onde radio.
Dalla centrale operativa della gendarmeria ci sarà a partire da domani mattina un’ analisi spettometrica in tempo reale del segnale: i gendarmi terranno sott’occhio 24 ore su 24 i Jammer disseminati nella Sistina e nei corridoi del Santa Marta. Non ci sarà invece alcun metal detector: i cardinali non saranno perquisiti, spetterà alla loro coscienza spiegano dal Vaticano.
Ma nel percorso dall’albergo alla Sistina, i porporati elettori saranno scortati per evitare contatti: il percorso sarà sempre lo stesso, un tragitto unico per tutti dove gli abbattitori di frequenza inibiranno ogni comunicazione.
Prima e dopo i lavori di preparazione al conclave inoltre sono state effettuate dalla Gendarmeria alcune bonifiche nei due ambienti per scovare cimici o altri sistemi di spionaggio: questi potevano esser stati sistemati sotto il pavimento in legno montato nei giorni scorsi dentro la cappella. Insieme alle ultime trovate tecnologiche ci sarà anche il giuramento di segretezza: tra vecchi rituali e nuovi strumenti high tech anche questa volta, l’ Habemus Papam dovrebbe essere salvo.
Fabio Marchese Ragona