Un formaggino trasfrontaliero: IL ZINCARLIN

Parliamo oggi di una preparazione casearia a base di ricotta aromatizzata, ottenuta da siero di latte bovino intero e crudo, (ma è tradizione aggiungere piccole quantità di latte di capra quando è stagione), con aggiunta di sale e pepe e talvolta anche con erbette finemente triturate. Si consuma sia fresca che stagionata.
Il nome Zincarlin, secondo alcuni linguisti, avrebbe origini celtiche e deriverebbe da tsigros, un termine che indicava un formaggio preparato per uso domestico. Dalla stessa base derivano anche il tedesco ziger e la forma dialettale zigra (ricotta).
Lo Zincarlin è prodotto nel territorio dell’Alto Lario, in Val d’Intelvi e nelle Alpi Lepontine, in provincia di Como. È un formaggio antico, che proviene dai ricchi pascoli del monte Generoso, a confine tra la Val d’Intelvi e la Svizzera, o dalle valli poste più a nord, sempre lungo la sponda occidentale del Lario. Quella dello zincarlin è la classica storia di un formaggio di recupero, frutto dell’ingegno della civiltà rurale, ispirata, consapevolmente o meno, ai principi del riuso e dell’economia circolare. A inizio Novecento le famiglie della Valle e dei territori vicini, anche oltre frontiera, quando si trovavano con formaggi freschi invenduti, li impastavano con sale e pepe e li lasciavano stagionare in cantina. Il sale aggiunto agiva come conservante ed il pepe era un ottimo anti-microbico, nonché un aromatizzante. Ogni famiglia aveva la sua ricetta e vi aggiungeva le sue spezie. Fa parte di una famiglia di “Zincarlin insubrici” (dei territori fra Lombardia e Canton Ticino) che, dal Varesotto, all’Ossola, al Comasco e al Canton Ticino, presentano – sotto la stessa denominazione – caratteri ben distinti. Nell’Ossola e nel Comasco il prodotto viene preparato a partire dalla maschèrpa (ricotta grassa), nel Varesotto si utilizzano formaggi caprini freschi, nel Ticino invece è preparato partendo da una cagliata lattica di latte vaccino che, una volta spurgata in teli, viene messa in forma (tazza capovolta) e sottoposta quotidianamente a spugnature con vino bianco e sale, per evitare la formazione di muffe non desiderate. Le forme dello Zincarlin vengono accuratamente modellate a forma di balòt (palla), di consistenza morbida e cremosa, con dimensioni variabili e peso di 0,250÷3,0 Kg. Si può trovare nella tipologia Fresco, privo di crosta, con pasta biancastra e più digeribile di quello stagionato, oppure nella tipologia Stagionato, con una crosta sottile a volte ricoperta da lievi muffe, pasta di color bianco-grigio, di più difficile digestione. Ha un gusto saporito e stuzzicante e un delicato profumo di vaniglia. A tavola, nella tipologia Fresco, viene utilizzato come appetizer, condito con olio e prezzemolo e servito su fette di pane casereccio o di polenta di grano saraceno; nella tipologia Stagionato, invece, insaporisce ricette di “primi piatti” (specialmente risotti). Un possibile abbinamento di tipo “tradizionale” è con vini rossi Terre Lariane IGT, con la specificazione di uno dei vari vitigni ammessi dal disciplinare: Barbera, Cabernet sauvignon, Merlot, Marzemino, Croatina, Sangiovese, Schiava.

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