IL MUSEO DEI SUONI

Il cellulare fa ancora “clic”, quando scatta una foto. La posta elettronica fa “swish”, quando manda una mail. Gli smartphone a richiesta squillano come i vecchi telefoni, con il suono che nei fumetti fa “ring ring”. Volendo, si può fare in modo che la modernissima tastiera del computer riproduca il rumore meccanico delle macchine per scrivere con i martelletti (a disposizione, per i nostalgici, anche il font da vecchio nastro consumato, con le p e le q sporche). Chi ha l’età, ricorda i toni e i sibili emessi dal modem che si collegava, o i rumoretti dei primi e rudimentali videogiochi.
Alcuni sono artificialmente tenuti in vita, da congegni elettronici che non vogliono del tutto rompere i legami con il passato. Altri sono roba da museo. Hanno avuto l’idea Jan Derksen e Daniel Chun, che ad Amburgo si occupano di design e produzione cinematografica. La passione per il modernariato spingeva finora a collezionare oggetti e arredi, nessuno si era occupato dei suoni.
Lo fa il sito CONSERVE THE SOUND, avviato nel marzo del 2013, sulla scia delle liste che su internet annunciavano: “Dieci rumori che vostro figlio non sentirà mai”. Tra questi, la cartina spiegazzata durante i viaggi in macchina (chi non ha un navigatore, ormai? ne esistono anche con il rantolo di Darth Vader in “Guerre Stellari”). Il telefono con la rotella per comporre i numeri. Il cubetto flash per le macchine fotografiche, che abbagliava e faceva gli occhi rossi. La sintonia manuale per i canali della televisione. Il registratore di cassa. Il giradischi che consentiva di impilare i vinili, finito un disco l’altro scendeva e si posizionava sotto la puntina. Il juke box. Gli americani ci mettono la loro caffettiera, quella che il caffé lo faceva colare goccia a goccia. Noi ci possiamo mettere il rumore della moka, spazzato via dalle capsule (il macinacaffè a manovella è stato invece sostituito dalle lattine sottovuoto, quando l’aria entra fa il suo bel “pfff”). Perfino l’iBook arancione della Apple, anno 1996, si accende con gran strepito, rispetto agli standard di oggi.
I curatori del museo fanno notare che la nostra epoca silenziosa è tale perchè il rumore viene delocalizzato, i server fanno un baccano infernale. E che, in certi casi, i meccanismi silenziosi comportano qualche rischio: le auto elettriche sono pericolose per il pedone distratto. C’è però un suono fastidioso e del tutto inutile, che vorremmo subito al museo, e invece tocca sentirlo spesso. Tutte le tastiere dei cellulari o dei tablet possono essere silenziate con una semplice mossa. Quindi fatelo, per favore, senza affliggere il prossimo ogni volta che decidete di mandare un sms.

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