Di loro si parla nel Vangelo di Matteo. L’evangelista li descrive come uomini sapienti, esperti in astrologia, persone che sanno riconoscere i segni del cielo. Si direbbe che fossero molto ricchi, considerando gli oggetti che portano in dono. Li immaginiamo vestiti di abiti sfarzosi, dalle stoffe lucenti e ricercate, come dei re. «Magi», la parola usata nel Vangelo per nominarli, ha un’accezione positiva e non ha nulla a che fare con chi pratica la magia per strabiliare la gente, infatti il singolare di Magi è Magio, non Mago.
La tradizione vuole che siano tre, ma questo numero è dato dalla relazione con i doni che portano: oro, incenso e mirra. In realtà sul numero dei Magi non si sa nulla con certezza e nemmeno sulla loro provenienza, a cui si accenna con un generico «da Oriente». Insomma, sono personaggi sui quali aleggia un alone di mistero. E poi c’è anche la storia del quarto Magio.
È una leggenda, ma è molto bella: il quarto re Magio all’ inizio era partito con gli altri tre. Aveva deciso di regalare a Gesù un sacchetto di perle. Ma per strada, quando incontrava qualche bisognoso, ne regalava una. Di bisognosi ne incontrò parecchi perciò – regalane una di qua e regalane una di là – le perle furono presto finite. Lui non se la sentì di proseguire il viaggio a mani vuote e si fermò: che figura ci avrebbe fatto davanti agli altri che avevano conservato i loro preziosi doni? Ma quella notte sognò Gesù che lo ringraziava delle perle che gli aveva regalato.