Ha destato molto scalpore un paragone storico per definire l’emergenza da coronavirus in Lombardia, che arriva direttamente dal commissario straordinario Domenico Arcuri. Quest’ultimo ha sostenuto con forza come sia impossibile riaprire e dare una soluzione all’attuale crisi sanitaria senza prima occuparsi delle problematiche relative alla salute dei cittadini. In modo particolare, il commissario ha fatto un riferimento alla seconda guerra mondiale, sostenendo che il numero delle vittime civili in cinque anni nella città di Milano sia stato di circa 2.000 persone, mentre le vittime da coronavirus nell’intera Lombardia sono attualmente 11.000.
Il paragone, per quanto d’impatto, non è perfettamente corretto, dal momento che il commissario ha fatto riferimento ai morti per coronavirus nell’intera regione Lombardia, mentre le 2000 vittime civili della Secondo Guerra mondiale si riferiscono alla sola città di Milano. La città, effettivamente, in un mese e mezzo di emergenza ha perso oltre 2000 persone, pari al numero di vittime civili che la seconda guerra mondiale aveva fatto in tre anni.
Inoltre, il numero di morti civili in Italia per la seconda guerra mondiale ammonta a 153.147 a cui vanno aggiunti 319.287 militari, mentre attualmente (18 aprile) i decessi ufficiali attribuiti al coronavirus sono stati 23.227 in tutta la Penisola. Una differenza, fortunatamente, ancora enorme, anche in considerazione del fatto che durante la guerra l’Italia contava meno di 44 milioni di abitanti.
Conclusione: non che io voglia sminuire quanto sia triste e difficile il momento che stiamo vivendo, ma perchè cercare di dare forza alle proprie convinzioni esponendo fatti o numeri non corretti, generando ulteriore apprensione ed aumentando l’insicurezza nei cittadini; alla fine…a furia di gridare “al lupo, al lupo”… chi potrà ancora crederci!