Mese: Settembre 2013

ZUCCHE PER…BERE!

E’ ormai tempo di zucche…anche nei nostri campi appena fuori città, incontri questi frutti della terra dai colori e dalle forme più varie.

Così chiamata per via della sua forma molto simile a una bottiglia, una varietà particolare è la zucca  a fiasco (calabash).
Il frutto  lo si ritrova in questa stagione anche nei negozi, pur essendo la sua polpa meno saporita di quella della zucca classica. Quello che non sapevo era fino a che punto, un secolo fa, il frutto fosse legato al periodo della vendemmia.
Quando la bella forma prometteva una capienza da uno a tre litri, la zucca a fiasco era appesa in casa, sotto la cappa del camino, e lì abbandonata per tutto l’inverno. Dopo la lunga e lenta essicazione del periodo invernale, il frutto era pronto per essere lavorato: reciso il gambo, si praticava un piccolo foro dal quale si facevano fuoriuscire i semi, dopodiché se ne ripuliva scrupolosamente l’interno agitandovi a lungo e con energia una manciata di pallini da caccia. A operazione ultimata, la zucca finiva in ammollo nei tini dove, grazie al fermentare del mosto, perdeva il suo sapore in favore di un aroma ben più gradevole. Una volta applicato un turacciolo e una corda, la zucca da vino era pronta per essere riempita e portata tra i filari durante la vendemmia.

UN TASSELLO DOPO L’ALTRO

Tutti avrete certamente aperto una pagina di Wikipedia, avete presente il logo?
E’ formato da un puzzle tridimensionale sferico, ogni tassello mostra una lettera, nessuno, però, si sarà soffermato a contarne i tasselli….
Poco male: sappiate che anche le scatole in commercio non contengono il numero di tasselli indicato sulla confezione e questo per motivi geometrici dovuti alla suddivisione della immagine.
Quello che importa è avere per le mani il gioco di pazienza più conosciuto.
L’idea di suddividere un’immagine in diversi tasselli da incastrare l’uno nell’altro venne nel 1767 a John Spilsbury, un cartografo inglese che volle aggiungere un pizzico d’azione alle sue lezioni: presa una mappa del mondo, la incollò su una superficie di legno e dopo aver tagliato con un seghetto ogni nazione, invitò i suoi allievi a ricomporre la cartina.
Non c’è che dire: per essere stato concepito come strumento didattico, il gioco ne ha fatta di strada, ritagliandosi pure un posto che conta nell’ambito librone dei primati.
Il puzzle più grande al mondo pare richieda 3 anni, 8 persone e 10 ore al giorno perché venga realizzato. Prodotto dalla Ravensburger, è alto 192 cm. lungo 544 e conta 32.256 pezzi. Un gioiellino di confezione che pesa solo 17 kg, una ludica zavorra da portare comodamente a casa, grazie al trolley in omaggio.