FIN CHE “FACEBOOK” NON CI SEPARI!!!

Quando una persona lascia la vita terrena i familiari, oltre a elaborare il lutto, devono occuparsi della burocrazia e delle questioni inerenti l’eredità.
Se finora il testamento o le leggi sulla successione permettevano ai parenti di ottenere i beni con una certa logica e linearità , ora emerge la questione di quella che è l’eredità digitale. Nell’era del 2.0, le attività  quotidiane ruotano sempre più intorno a Internet: da conti correnti on line, alla posta elettronica, dagli account su siti commerciali ai social network.
Le leggi sulla privacy impediscono alle piattaforme cui ci si iscrive di cedere password e altri dati; per questo, per recuperare eventuali beni fisici o affettivi, è necessario avere l’autorizzazione del defunto attraverso un atto testamentario, oppure dimostrare il trapasso del proprio caro attraverso certificati di morte e ulteriore articolata documentazione. Un calvario burocratico insomma, per impedire che il web fagociti informazioni, dati e denaro del caro estinto.
Ed è proprio per evitare gabole di questo genere che in Gran Bretagna gli studi legali e notarili chiedono ai clienti, al momento della stesura del testamento, di lasciare per iscritto username e password di tutti i siti utili. Una ricerca condotta dal Goldsmith College e dal sito Rackspace dimostra che l’11 per cento degli adulti britannici lascerà nelle ultime volontà gli accessi digitali. Una percentuale ancora bassa che dimostra la nostra appartenenza alla prima generazione digitale.
Quest’anno è stato calcolato che dai social come Facebook, Twitter e MySpace scompariranno circa 1,8 milioni di membri e se i familiari non si occuperanno dell’estinzione dei loro account, i profili dei defunti rimarranno inevitabilmente attivi. Google, eBay, PayPal et similia non riveleranno mai password e username, se non attraverso una battaglia burocratica spesso vana.
Per questo negli Usa sono nati i primi siti che gestiscono la vita digitale dei deceduti. Legacy Locker e My Webwill ne sono due esempi. Con circa 30 dollari all’anno queste piattaforme si incaricano di immagazzinare dati, foto, filmati, password, operazioni bancarie per inviarli alle persone indicate dal cliente a vita ultimata.

ticinonews

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